Donne Che Odiano Le Donne
Siamo noi le prime a screditare il successo delle altre donne
Questa settimana di noi donne si è parlato molto. Dati deprimenti — quando non addirittura allarmanti — sulle disparità con cui il genere femminile è costretto ancora oggi a fare i conti, sono nuovamente assurte agli altari della cronaca. Consapevoli che le luci della ribalta si spegneranno come al solito molto presto, abbiamo tuttavia trovato il tempo di ricordare a noi stesse quanto duro lavoro ci sia ancora da fare per conseguire una autentica parità di genere. Dal numero di donne a capo di aziende a quante ricoprono incarichi di governo (10%) siamo a percentuali da farsa!
A complicare lo scenario si è poi aggiunto il COVID. La pandemia, è vero, si è abbattuta sulle vite di tutti noi. Ma lo ha fatto in modo assai sproporzionato. Per capirlo basti solo considerare che nel settore dell’assistenza (sanitaria e sociale), le donne contano per il 70% dell’intera forza lavoro. Aggiungeteci poi una delega pressochè esclusiva alla cura della casa e dei figli — aggravata dalla chiusura delle scuole — per capire che molte di noi non hanno avuto vita facile. Le cause della disparità di genere le conosciamo bene: hanno a che fare con una ‘distribuzione del potere e delle opportunità’ basata su vecchi stereotipi maschili che guardano pietosi alla donna come ad una minus habens. Ma sono simili corbellerie le uniche responsabili di questa nostra triste condizione? É il collettivo maschile il solo “colpevole” di questo inescusabile ritardo? Forse no.
Gioverebbe, allora, volgere lo sguardo su ciò che accade in “casa nostra”, sul come noi stesse guardiamo, giudichiamo e parliamo delle altre donne. Sono ben consapevole che, nell’affrontare un simile argomento, corro il rischio di precipitare nello stesso campo oggetto della mia critica: quello delle donne che criticano altre donne. Se lo faccio è perche sono convinta che una delle ragioni fondamentali per cui siamo ancora così indietro su molti fronti stia nella nostra capacità di fare squadra e di sostenerci a vicenda, a tutti i livelli.
Mentre gli uomini perseguono i propri traguardi aiutandosi a vicenda, spesso siamo noi donne a a rendere più difficile raggiungere i nostri, e a metterli in dubbio quando sono raggiunti! Raramente ci perdoniamo un errore, come se una donna dovesse essere perfetta per meritare la nostra approvazione.
Nel mondo, più del 50% delle persone non si fida delle donne leader. Numeri che feriscono perchè rivelatori di una indicibile verità: sono le donne le prime a diffidare di loro stesse. Mentre gli uomini, anche i più refrattari, sono disposti ad accettare il successo di una donna (anche se non lo sostengono inizialmente), noi donne coviamo spesso un retropensiero sulla legittimità di quel successo. O ancora, mentre per un uomo l’idea che una donna ottenga una promozione anche per “simpatia” — oltre che per capacità — non costituisce alcuno scandalo, per una donna la cosa getta un’ombra lunga sulla rispettabilità di quella donna e del suo successo. A volte capita persino che donne brillanti decidano di dimostrare la propria intelligenza prendendo le distanze da altre donne, talvolta finendo con l’umiliarle pubblicamente. Perchè?!
Non si può certo dire che il femminismo abbia sempre aiutato. L’idea stessa che la parità di genere debba misurarsi su modelli maschili, la dice lunga su quanto poco credito sia stato dato alla possibilità che le donne potessero esse stesse essere ‘un modello’. La critica, poi, ai tradizionali modelli femminili ha creato una frattura tra emancipate e non emancipate. Nonostante una robusta letteratura a riguardo, l’etichetta di ‘femminista’ continua ad essere rifuggita così da ovviare alla necessità di affrontare la questione. Addirittura riusciamo a dividerci anche quando abbiamo lo stesso obiettivo: le donne leader che predicando la necessità di avere più donne leader vengono criticate da altre donne che, impegnate a difendere altre donne come loro, vengono biasimate perchè sottostimano la portata che una crescente leadership femminile potrebbe avere nel miglioramento della vita di tutte le donne. E così via.
Ma non deve per forza essere così.
Innanzitutto, c’è l’educazione. Vivienne Parry, giornalista e presentatrice scientifica britannica, ha descritto sua madre come misogina perchè quando le confessò di voler andare all’università per studiare scienze, si sentì rispondere: «E per cosa?». Si chiese perchè sua madre fosse così contraria a dimostrare un po’ di supporto verso il suo stesso genere, perchè così tanta riluttanza a voler riconoscere il successo femminile, anche quando quel successo riguardava sua figlia? Scoraggiare le ragazze è, semplicemente, ingiustificato.
Secondo, esiste la politica (con la p minuscola). Che la ‘divisione’ sia spesso garanzia di fallimento è cosa arcinota. Se non ci sforzeremo, quindi, ad essere unite, non avremo alcun diritto di sorprenderci della nostra inefficacia; se non impareremo a fare squadra e a sostenerci le une con le altre, non potremo lamentarci dei nostri ritardi. Nel mondo di oggi, tutto diviso in gruppetti, i rapporti umani sono quanto di più prezioso possa esserci. E non mi riferisco solo ad opportunità di lavoro o di carriera, ma alla possibilità concreta per tutte quelle donne vittime di violenza di trovare una rete, dei gruppi di aiuto, un supporto.
Terzo, la competizione tra noi, sia essa sul posto di lavoro o nella società, è un’enorme fonte di stress. L’opposto della forza e della fiducia di cui avremmo bisogno.
Lunedì scorso si è celebrata la Giornata internazionale delle donne: ci è stato ricordato quanto lavoro ci resti ancora da fare per ottenere una autentica parità con gli uomini. Mi piacerebbe che ci impegnassimo a cambiare il modo in cui noi donne guardiamo e percepiamo le altre donne. Vorrei che ci concentrassimo sugli obiettivi veri, quello di portare un diverso modo di pensare, di lavorare, di agire, di organizzare in tutti i settori e a tutti i livelli della società, e quello di dar vita a realtà più umane, più compassionevoli e più inclusive.
Un’impresa enorme, che possiamo sostenere solo muovendoci insieme. Conosco molte donne già convinte, e spero che molte altre si uniscano a noi.
Questo articolo è apparso in inglese su www.germanabarba.com in occasione della Giornata Internazionale delle Donne. Qui la versione originale.